Il Museo Medico “Tommaso Campailla” si trova nel centro storico di Modica, all’interno di un antico stabile del XVI sec. edificato per accogliere il primo ospedale della città, il “Santa Maria della Pietà”, poi divenuto “Sifilicomio Campailla” e, infine, “Ospedale Campailla”, centro di primaria importanza per il trattamento della sifilide, “il male e la vergogna del secolo”.
La sifilide era una malattia infettiva a prevalente trasmissione venerea che ha seminato il terrore tra varie popolazioni per la sua gravità, per la mancanza di adeguate terapie e per la maniera immorale con la quale veniva contratta: i rapporti sessuali con partner sconosciuti e con poca osservanza dell’igiene stavano infatti alla base del contagio.

Foto d’epoca

Ritratto di Tommaso Campailla
Il nome dell’attuale Museo e dell’allora Ospedale si deve a uno dei nomi più illustri della storia modicana: Tommaso Campailla. Nato nel centro di Modica il 6 aprile del 1668 da una famiglia aristocratica, fu un vero e proprio autodidatta. La filosofia fu il suo primo amore, poi si rivolse alla letteratura per passare infine alle scienze. A spingerlo poi nel campo della medicina fu soprattutto il bisogno di curare i propri malanni, procurandosi da solo i rimedi che potessero risultare efficaci. Fu così che cominciò ad impratichirsi nell’utilizzo del mercurio, sostanza già nota per la sua azione benefica in vari stati patologici, tra questi c’era la sifilide.
La prima vera epidemia di sifilide si era sviluppata in seguito alla occupazione di Napoli, nel 1495, da parte del Re francese Carlo VIII, le cui truppe erano composte per lo più da mercenari senza ritegno i quali avevano permesso alla malattia di penetrare nel loro organismo, spargendolo poi lungo la strada di risalita in tutta Italia, e da qui in tutta Europa.
Il metodo più utilizzato per la cura della malattia era il “metodo francese” che si avvaleva delle cosiddette stufe mercuriali, una sorta di capsula all’interno della quale veniva rinchiuso il paziente con la testa fuori; nel braciere della stufa veniva versato il cinabro (minerale contenente solfuro di mercurio) che faceva esalare vapori del principio attivo, assorbiti dalla pelle in piena sudorazione.
Qualche effetto benefico c’era, ma il mercurio così introdotto si limitava a fare regredire i sifilomi, cioè le tipiche lesioni cutanee, mentre del tutto inutile si rivelava nel caso in cui la malattia avesse già invaso organi e apparati.
La trovata di Campailla fece compiere un importante passo avanti in questo tipo di trattamento. Il Campailla pensò infatti a come rendere anche inalabili quei vapori di mercurio, favorendone in tal modo l’assorbimento attraverso l’apparato respiratorio: bastava aggiungere l’incenso nel braciere, così da stemperare e ridurre la tossicità.
A quel punto, pure la testa del paziente poteva stare chiusa all’interno, il che comportava una modifica nella struttura e nella forma di quelle camere: eliminata l’ampia apertura superiore, si lasciavano solo due piccoli fori alle estremità. Così fatte, somigliavano proprio a delle botti.
Il Campailla fu il primo a stupirsi dei risultati vantaggiosi che si ottenevano, e che spesso portavano a vere e proprie guarigioni nella sifilide. Le Botti del Campailla trovarono seguaci e ampi consensi. A Modica l’Ospedale Santa Maria della Pietà venne convertito nel Sifilicomio Campailla (poi divenuto Ospedale Campailla). Parigi – capitale del “metodo francese” – accettò la novità “siciliana” riservando appositi stabilimenti e allargando il campo di impiego anche alle malattie reumatiche e neurologiche.

Ritratto di una donna malata di sifilide
L’itinerario all’interno della struttura si snoda lungo quattro sale espositive: lo Studio Medico, la Stanza delle “Botti”, il Teatro Anatomico e il Museo della Medicina.
La Stanza delle Botti è la parte più antica e preziosa di tutto il percorso, qui venivano sottoposti ai benefici della cura i sifilitici. Coperte da un’intelaiatura di legno provvista di tre porte, qui è possibile ammirare le tre stufe mercuriali, chiamate comunemente “botti”. Piccolissime (appena 0,80 m base x 1,34 m altezza) il malato doveva entrarvi sedendosi su uno sgabello e la sua permanenza all’interno della “stufa” poteva durare dai dieci ai venti minuti, a seconda dello stadio della sua malattia. La porta che serviva per accedervi veniva chiusa dopo l’ingresso del malato e due piccoli fori, in alto e alla base, permettevano, rispettivamente, di monitorare il processo e il paziente durante la permanenza all’interno della “stufa” e di inserire la dose di cinabro e incenso dentro il braciere ardente contenuto nella botte, cosicché le fumigazioni esalassero nell’aria la sostanza curativa.


Stanza delle “Botti”

Teatro Anatomico
Il Teatro Anatomico è uno dei pochi esempi in Italia. Situato in una stanza dalle volte a botte, è collocato ai piedi di due scalini che portano su un piano rialzato ove presumibilmente trovavano posizione gli studenti o i medici per osservare il sezionamento dei cadaveri.
Il Museo della Medicina ospita una preziosa collezione di strumenti medici e chirurgici dell’Otto e Novecento tra cui: un apparecchio per pneumotorace, un elettrocardiografo, un’apparecchiatura per Marconiterapia, un antico apparato “Gilardoni” per radioscopie, oltre ad altri importanti dispositivi e a svariati attrezzi medici.


Museo della Medicina
Informazioni Utili
Indirizzo: Ex Ospedale Campailla – Piazza Campailla – Modica (RG)
Recapiti: Ass. Cult. IngegniCulturaModica: Tel./Fax. +39 0932763990 – Cell. +39 3384873360 – +39 3333301656 – e-mail: [email protected].
Biglietto: Intero € 2 – Ridotto € 1
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